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ph Francesco Napoli | Michela Di Savino | Giulia Di Vitantonio

LOVE SOUVENIR

di e con Francesco Marilungo

assistente alla regia e voce Francesco Napoli
light design Gianni Staropoli
abito di scena Antonio Marras

co-produzione Teatro delle Moire/Danae Festival, Gender Bender Festival, Capotrave/Kilowatt Festival

con il supporto di Villa Nappi/Marche Teatro nell’ambito del progetto Residenze, Centrale Fies/Ambienti per la produzione di performing arts

con il contributo di Next 2017/2018 Regione Lombardia

durata 55’

Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
(Gen. 1.27)

Love Souvenir, performance per un danzatore e sette corvi tassidermizzati, è una composizione che rievoca iconografie, posture e episodi della vita di Maria Maddalena, la santa dai mille volti; un’occasione per interrogarsi sulla disparità di genere presente ancora oggi nella società occidentale.

Secondo una prospettiva cristiano-androcentrica per raggiungere la redenzione Maria di Magdala subisce infatti un processo di maschilizzazione cristica – divenire uomo per tendere alla perfezione di Cristo. Transizione di genere che costituisce un vero e proprio percorso di espiazione per la santa e che il performer ripercorre attraverso un rituale in cui il pubblico viene proiettato fin dall’inizio.

Il corpo del performer diventa parte, insieme agli oggetti scenici, di una cadenza di suggestioni, un viaggio dentro il mito del femminile che trova la sua forza nel contrasto tra femminile evocato e maschile agito. Frame dopo frame si costituisce una drammaturgia dell’immagine, essenziale e simbolica in cui una figura antropomorfa interagisce con le immagini video in un gioco di ombre e piani.

Il “corpo” della Maddalena, che pur mutando nel tempo, si è fatto quasi reliquia, souvenir, viene giustapposto alla pratica della tassidermia. Li accomuna il tentativo di sfidare il processo di annichilimento legato alla morte per tendere all’infinito. Il corpo che si fa reliquia e quello che viene impagliato divengono mezzo di contatto con un mondo sovrannaturale.

debutto
22 giugno 2018
Cinema Italia, Polverigi (AN)
nell’ambito di Inteatro Festival XL edizione

Nicola Viesti, Gli artisti contemporanei sperimentano a Inteatro, Hystrio 2018 ottobre-dicembre

E’ dedicata alla figura della Maddalena – al suo mito e al suo corpo come reliquia – una performance enigmatica ma di notevole fascino, di Francesco Marilungo. L’artista, che ha al suo attivo collaborazioni, tra le altre, con Enzo Cosimi e con Alessandro Sciarroni, da tempo è impegnato sul tema della transizione di genere, sulle mutazioni del corpo che ne condizionano non solo l’immagine ma l’essenza stessa. In Love Souvenir la figura sacra della Maddalena (sacra certo ma controversa quale prostituta penitente e addolorata e, almeno a detta di alcuni Vangeli apocrifi, moglie del Cristo e madre dei suoi figli), interagisce con sette corvi impagliati accomunati tutti – immagine santa e animali – da uno stesso processo di tassidermia che, preservando la decomposizione della carne, ne prolunga all’infinito presenza e potenza simbolica. L’azione, iscritta tra due filmati che mostrano appunto l’operazione tassidermica sui corvi e un’autentica lapidazione ai nostri giorni, si avventura nel mistero dei simboli cristiani che si mutano in segni cabalistici esoterici ed è pervasa da un’atmosfera dark assoluta, molto problematica da reggere e da rendere credibile. Marilungo riesce però sempre a ‘tenere’ la rappresentazione, a imprimere quel mistero e quella tensione che non permettono distrazione allo spettatore. Lo fa soprattutto con la durezza della sua performance sottoposta alla prova di elementi coreografici di particolare impegno. Poi riesce con accortezza a organizzare una materia visiva sempre disturbante ma di notevole attrazione – ricorda un po’ il lavoro di Angelica Lidell ma forse in meglio – con la creazione di un ‘corpo d’amore’ senza volto con lunghi capelli corvini che fungono da maschera e creano alterità, centrando in pieno il finale, semplice ma di grande effetto, di un lento, inesorabile trionfo della morte.

 

Vincenzo Sardelli, Danae Festival: la centralità del corpo e lo sguardo dello spettatore, Krapp’s Last Post, 8 novembre 2018

È invece una danza monocroma “Love souvenir” di Francesco Marilungo: un raffinato gioco d’ombre, suoni e bisbigli sulla fatica di essere e di vivere, sull’impossibilità di manifestarsi nella pienezza. Un persistente svolazzare di corvi tassidermizzati accompagna come nero presagio un corpo rannicchiato, un’identità brancolante. Bisbigli, voci, un ticchettio di pioggia incitano a definirsi. Il lavoro di Marilungo è un tripudio di capelli sciorinati come braccia verso il cielo. “Love souvenir” esprime lo scavo e il logorio necessari a un corpo per uscire dalla propria pelle ed entrare in un altro corpo, in una transizione che diventa espiazione.

 

Nicola Arrigoni, Inteatro e quella voglia di ‘essere comunità pensante’ – Danza e performance nel quarantesimo della kermesse di Polverigi, Sipario, 24 giugno 2018

Perdersi e offrirsi come corpo sacrificale d’una femminilità ancestrale che si nutre nei muscoli e nella mascolinità di Francesco Marilungo, giovane performer marchigiano. Il festival di Polverigi ha ospitato e supportato Love Souvenir, una installazione dark che vive più di suggestione che di un esito estetico compiuto. Marilungo striscia con una lunga parrucca di capelli neri che gli copre il volto, striscia su un tappeto da danza bianca, fra tubi innocenti neri con corvi imbalsamati, mentre sullo sfondo viene proiettata la procedura di tassidermizzazione degli uccelli. Nella performance del danzatore si procede per suggestioni in cui a emergere è una sorta di mostruoso archetipo femminile che va dalle grandi figure tragiche a Maria Maddalena. La potenza del femminile per contraltare vive soffocata e umiliata dall’azione maschile della lapidazione, pena con cui vengono condannate le adultere ed anche l’adultera per eccellenza: Maria Maddalena. C’è nel contrasto nero/bianco che domina la scena, nella femminilità androgina del danzatore il fascino di un lavoro ambizioso ma che rischia di rimanere in superficie. Nel vestirsi finale da dark lady si avverte lo scivolare in un estetismo che rischia di rimanere fine a se stesso, che è evidentemente una suggestione che Francesco Marilungo non riesce a dominare e a sviluppare in pieno. Rimane comunque forte l’impressione di un viaggio che si compie dentro il ‘mito del femminile’, un viaggio da esperire ancora fino in fondo e che nel binomio e contrasto fra femminile evocato e maschile agito ha il suo punto di forza e possibilità di sviluppo.