Previous
Next
ph Dario Bonazza | Lara Virgulti | Guido Calamosca

siegfried

concept, regia, coreografa Francesco Marilungo

con Francesco Marilungo

suono, luci Francesco Marilungo

in collaborazione con COMPAGNIA DI DANZA ENZO COSIMI, INTEATRO Residenze, AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali

durata 20′

progetto selezionato dalla rete Anticorpi-XL per la Vetrina della Giovane Danza d’Autore 2014

Il balletto Il lago dei cigni, o meglio la faba nordica a cui il balletto si ispira può essere considerata un vero e proprio viaggio iniziatico dell’eroe solare verso la propria parte “oscura”, femminile.

In questo viaggio di iniziazione il principe Siegfried è costretto a muoversi all’interno di un campo di forze generato da tre poli: il trono, il lago e la donna-cigno.

Legato al trono dai piaceri e dalle responsabilità derivanti dal suo status sociale, attratto dal lago, simbolo archetipico dell’inconscio e luogo dove poter ritrovare l’identità primigenia, cede, infine, alla forza esercitata dalla “sposa laida”, dall’essere metà donna e metà animale, la donna-cigno. Così facendo, l’eroe solare, il fuoco, si unisce al suo opposto, l’acqua, la Luna.

Il principe Siegfried aspira – inconsapevolmente – alla perfezione, alla completezza intesa come unione di contrari. Questo stato può essere ottenuto solo col sacrifcio, con l’accettazione della propria parte oscura e complementare. L’eroe che affronta la discesa nel lago per unirsi con l’eroina affronta un viaggio verso l’inconscio e diventa un androgino, assimila la parte femminile che è in lui.

Ne Il lago dei cigni, eroe ed eroina non sono altro che due aspetti di una stessa entità, rappresentano i nostri due sé, lo “Spirito Immanente” e l’anima: Eros e Psiche.

Laura Bevione, Amori e altre catastrofi sulle scene di Interplay, Hystrio 2o15 Luglio-Settembre

[…] Adotta un linguaggio più squisitamente simbolico ed evocativo ma non meno efficace e coerente Francesco Marilungo, ex ingegnere scopertosi danzatore – è presenza fissa negli ultimi spettacoli di Enzo Cosimi. Il suo Siegfried è un’onirica visione dell’omonimo protagonista maschile del balletto Il lago dei cigni in uno spazio scenico circoscritto da tre elementi – il trono, il lago e la donna-cigno – che corrispondono alle tre forze verso cui è attratto il biondo eroe, si muove l’alta e slanciata figura di Marilungo. Costretto quasi a strisciare sotto il metaforico peso della lunga parrucca bionda, il danzatore assapora un effimero sollievo sul suo trono per poi immergersi nel lago, un enorme secchio colmo di nera pece. E di quella cupa materia si spalma l’inquieto Siegfried, deciso a esplorare la parte più oscura e nascosta di sé. Uno spettacolo concentrato ed ipnotico, che rivela un talento autentico, per originalità del linguaggio e forza della presenza scenica.

 

Marco Bosetti, Siegfried, Krapp’s Last Post, 16 Luglio 2015

Essenziale e cruda già nell’allestimento, la breve performance di Francesco Marilungo “Sigfried”, presentata al festival Interplay, crea un universo immaginario in cui nessuno dei pochi elementi presenti in scena (una lampadina appesa, una sedia a dondolo bianca e un grande catino in cui il performer s’immerge e riemerge invischiato di un liquido nero che ricorda il petrolio) sembra casuale o puramente decorativo. E’ una dimensione intima e lucidamente distorta, in cui il danzatore ci appare solo e chiuso in sé. Una luce dura e tagliente colpisce gli oggetti scenici trasformandoli in presenze simboliche viventi, apparizioni strappate dal buio di una coscienza frammentata e in frammentazione, in cui l’io vaga come un corpo vibrante ed evanescente. Ogni figura appare in sé e nella propria ombra, a sottolineare fin da subito l’idea di dualismo che caratterizza tutta l’opera. La nebbia sonora che fa da sottofondo sembra permeare il corpo del danzatore che, scosso da sincopati spasmi, si mostra celato dai capelli biondi di una parrucca, elemento che sembra fondersi col volto diventando una sorta di maschera rituale tramite cui spogliarsi dell’identità. Le lampadine al tungsteno che pendono dal soffitto sembrano portarci in un luogo slegato dal tempo; la luce calda che proiettano è in netto contrasto col buio imperante, e sembra parlarci di una dimensione d’introspezione, un monologo mentale nei silenzi cigolanti dell’interno di una camera da letto o di un bagno, luoghi prediletti dell’intimità. Quando Marilungo si abbandona sulla sedia a dondolo, cullandosi nell’oscillio ritmico che caratterizza quest’oggetto quotidiano, sembra essere un corpo in attesa della formazione, senza appartenenza sessuale, come un feto prima della discesa delle gonadi; quasi il cammino che il corpo compie prima ancora del formarsi della mente. Nella fase finale dello spettacolo il danzatore arriverà ad immergersi nella tinozza contenente un denso liquido nero, traduzione materica del buio, magma in cui ogni forma è annullata o ribaltata. Il danzatore si cosparge del liquido, dalla tinozza estrae poi una seconda parrucca grondante, che indossa creando quasi una seconda pelle a coprire l’intero corpo. Il cambio d’identità non si rivela salvifico o definitivo, lasciata la tinozza si muoverà incerto, scivolando e crollando al suolo, precipitato nella mutezza e nel buio dal quale era fuoriuscito; lo spettacolo potrebbe allora ricominciare dall’inizio come un sogno ricorrente, o scorrere all’indietro. “Siegfried” è un tuffo negli abissi dell’inconscio, un discorso di ombre su cui i lumi della ragione, come le lampadine in scena, non possono far luce.

 

Silvia Poletti, AAA Autori di Danza Cercasi. Citofonare Anticorpi XL, DelTeatro, 27 Settembre 2014

Ci sono dei performers interessanti, […] la presenza forte e truculenta di Francesco Marilungo: nel suo incubo dettato dal Lago dei Cigni- ci rivela forse l’indicibile frustrazione di molti?

 

Carmelo Antonio Zapparrata, Giovani danz’autori in vetrina, Arte e Arti, 27 Settembre 2014

Degno di nota anche Francesco Marilungo in Siegfried, assolo incentrato sulla figura del principe de Il lago dei cigni, dove tra toni dark e evocazioni dal sapore animalista, il confronto con i classici del repertorio tiene ancora banco.